Non sapevo che ad Ottobre Adam fosse caduto in questa terribile vicenda. Ho trovato questo articolo, ne riporto il link, ma non so in quale modo possiamo aiutarlo a ritornare a Firenze dalla sua famiglia! Se qualcuno ha il suo numero di telefono o indirizzo mail, lo prego di farmelo avere.
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dal sito:
http://www.reggae.it/index.php?view=details&id=35788:adam-e-piu-italiano-di-altri&option=com_eventlist&Itemid=84&el_mcal_month=7&el_mcal_year=2011
“Per tutti è semplicemente Adam. Il suo nome vero è Adama Bakoyoko, originario della Costa d’Avorio. Come molti suoi connazionali, ha lasciato il suo paese in cerca di un’opportunità che nel suo paese probabilmente non sarebbe mai arrivata. L’opportunità di una vita migliore. E l’aveva trovata, qui in Italia. Senza troppe pretese, senza troppi espedienti. Faceva il sarto. Un’attività legale e onesta, che gli ha permesso di costruirsi una famiglia, dando ai suoi figli quella possibilità di scegliere che a lui è mancata. Ora non è più così. Alla fine di agosto di quest’anno Adam si reca alla questura di Firenze per rinnovare alcuni dei suoi documenti. Sembra una procedura burocratica, una seccatura, una di quelle commissioni da sbrigare che ti fanno perdere tutta la mattina, tra code interminabili, scartoffie infinite e qualche bestemmia. Invece, una volta in questura viene trattenuto dalla polizia. Gli dicono che dal 2007 lui è illegale. A nessuno importa se ha un lavoro onesto e una famiglia. Nessuno gli spiega come può un essere umano diventare “illegale” da un giorno all’altro. Il giorno dopo viene portato al CIE di Gorizia. Lì trova un ambiente difficile. Nei CIE non si va tanto per il sottile. Non si diventa detenuti di un CIE per i reati commessi, ma per il fatto di essere un immigrato. In pochi giorni Adam conoscerà pestaggi e violenze. L’unico modo che ha per uscire da quell’inferno, è di firmare i moduli dell’espulsione. In poco più di un mese la vita di Adam è stata distrutta. Una vita iniziata qui in Italia 15 anni fa e costruita un pezzetto alla volta, con il sudore delle proprie mani e la ferma convinzione di potercela fare. Aiutiamolo a ritornare nel “suo paese”.
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